Le scatole delle canzoni

In un’ intervista che ho rilasciato qualche tempo fa ad una radio tedesca mi è stato chiesto quale fosse stato il mio primo avvicinamento ai dischi. Intendo dire all’oggetto che, vista la mia età, non poteva che essere vinile. L’avvicinamento è stato da molto piccolo e devo dire originale e l’ho raccontato con molto piacere.

In casa mia a Tropea giravano scatoloni di 45 giri perché mio papà, elettricista/imprenditore, aveva alcuni juke box che aveva portato in Calabria da Como (la sua città natale) nel tentativo di continuare il successo che con questi apparecchi aveva già avuto in Brianza. Fu un fallimento perché i tempi non erano ancora maturi e papà si trovò a perdere un sacco di soldi. La mamma, che faceva la sarta, l’aveva conosciuta proprio a Tropea (dove lei era nata e cresciuta) quando era arrivato in avanscoperta per la sua attività. Diciamo che mio padre praticamente negli anni ’60 emigrò ma al rovescio: dal nord al sud. 

Ma torniamo all’imprinting del vinile: in quegli scatoloni enormi – che per me erano le scatole delle canzoni – c’erano centinaia di dischi perché i juke box presumevano il cambio dei successi volta per volta e quindi c’era un viavai di 45 giri del quale ancora mi ricordo l’odore. Io seduto per terra a spulciare in quelle scatole trovando Santo & Johnny, Le Orme, Celentano e gli altri del Clan, improbabili Tanghi del Tacco e similari. Per ascoltarli andavo da mia cugina che aveva il famoso “mangiadischi” e la notte di Capodanno ci scatenavamo io e lei a ballare proprio al suono che veniva fuori dal misero altoparlante di quel riproduttore (che emozione il Casatshock di Dori Ghezzi…)
 
Poi quando avevo 12- 13 anni papà regalò a me e a mio fratello un bel giradischi (comprato su Postal Market) e anche una cuffia: il giradischi aveva il cambiadischi (si impilavano i dischi uno sull’altro e un meccanismo meccanico li faceva scendere uno per volta – un po’ bruscamente in verità – sul piatto appena la riproduzione del disco precedente terminava). La cuffia era pesantissima ma molto bella: nera, mi ricordo che quando la mettevo mi sentivo un extraterrestre.

I miei primi album: Star Wars, compilations di successi fatti dalla K-Tel, Burattino senza Fili di Bennato, Sotto il segno dei Pesci di Venditti. 

Poi venne la radio, la mia “fuga” a Bologna e la casa discografica che iniziò proprio dal vinile. Poi i CD, i DVD, i Blu Ray, il digitale tempo dopo ancora il vinile: la ruota gira e oggi il mio background è un tesoro unico. 

Benedette scatole delle canzoni in quella casa a Tropea…